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venerdì 16 luglio 2021

L'ARTE INVISIBILE DEL MONTAGGIO - SCOLPIRE IL TEMPO DELL'ESISTENZA

 di Matteo Marescalco

*recensione pubblicata per Birdmen Magazinehttps://birdmenmagazine.com/2021/02/23/montaggio-intervista-torsiello-bonelli/

Secondo il parere di William Friedkin, ogni film viene creato tre volte. Innanzitutto si scrive la sceneggiatura; poi, il testo si trasforma in immagini grazie al contributo degli attori e della troupe. Infine, quanto girato acquista nuova vita grazie al montaggio e al missaggio sonoro. Qualsiasi film, quindi, si evolve e cambia forma assumendo quella definitiva soltanto alla fine di questi tre stadi. Nella sua seconda pubblicazione per Bietti Edizioni dopo Joe Wright. La danza dell’immaginazione, da Jane Austen a Winston Churchill, il critico cinematografico Elisa Torsiello prende in considerazione l’atto creativo che scolpisce definitivamente la forma del film. L’arte invisibile del montaggio. Intervista a Valerio Bonelli, infatti, focalizza la sua attenzione sul montaggio, definito da Elisa Torsiello come «il grande metronomo del cinema» in grado di dettare il tempo della sua esistenza. 

Oltre a offrire un excursus sintetico sulla sartoria laboratoriale delle immagini, questa quinta pubblicazione della nuova collana Bietti Fotogrammi offre al lettore la possibilità di lanciarsi in un percorso di apprendimento insieme a Valerio Bonelli, montatore che, dopo aver studiato presso la prestigiosa National Film and Television School di Beaconsfield, ha lavorato al montaggio di titoli quali Il Gladiatore, Black Hawk Down e Sopravvissuto di Ridley Scott, The Dreamers di Bernardo Bertolucci, Philomena, The Program e Florence di Stephen Frears (suo tutor all’università) e L’ora più buia, La donna alla finestra e Cyrano di Joe Wright. Tra l’autunno 2019 e settembre 2020, inoltre, Bonelli è stato supervising editor di SanPa. Luci e ombre di San Patrignano, docu-serie in cinque puntate diretta da Cosima Spender e distribuita su Netflix.

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giovedì 8 luglio 2021

TAOBUK 2021: LA SICILIA E LE SUE METAMORFOSI

 di Matteo Marescalco

*approfondimento pubblicato su Master Professione Editoria e BookTellinghttps://mastereditoria.unicatt.it/taobuk-2021-sicilia-metamorfosi-letterarie/

Se è vero che, per citare Calcutta, “Pesaro è una donna intelligente”, Taormina (e la Sicilia tout court) dovrebbe essere un posto in cui non cresce mai veramente l’addio. Il 2020 ha costretto milioni di persone alla lontananza e ha affidato alla tecnologia il compito di ammortizzare il rimpianto e l’attesa.

Anche per la Sicilia, tradizionalmente abituata a una sorta di immobilità interiore, unita però a un paradossale e contraddittorio dinamismo esteriore, lo scorso anno è finito per somigliare a una lunga nottata estiva, preda di uno strano torpore che l’ha trasformata in una moderna Aurora in attesa del bacio del principe che potesse risvegliarla e amarla nel profondo, con tutte le sue contraddizioni. A caricarsi del compito di risvegliare questa terra ormai stanca di amori consumati in una notte con uomini vittime del suo fascino fantasmatico e misterioso, come tanti Ulisse in preda al canto delle Sirene, è stata l’undicesima edizione del TaoBuk.

Ideato da Antonella Ferrara, il Festival ha offerto uno dei primi eventi in presenza dell’estate 2021 e, quindi, la possibilità di prostrarsi ai piedi dell’isola, a detta di Colapesce una “femme fatale a cui perdoni sempre tutto, anche se fa la stronza e ti fa soffrire”, e della sua abbacinante e scandalosa luce che, secondo Gesualdo Bufalino, fa invidia persino agli Dei e rende incredibile e inaccettabile il pensiero della morte. 

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venerdì 2 luglio 2021

RACCONTI DI CINEMA: IN CHE MODO GLI SCRITTORI DEL NOVECENTO HANNO RACCONTATO LA SALA CINEMATOGRAFICA?

 di Matteo Marescalco


*approfondimento pubblicato per Master Professione Editoria e BookTellinghttps://mastereditoria.unicatt.it/racconti-di-cinema-scrittori-novecento-sala/

Dal primo spettacolo pubblico a pagamento del 28 dicembre 1895 fino alla visione individuale dei giorni nostri, il cinema è stato protagonista di una riarticolazione di modalità di fruizione. È soltanto negli ultimi tempi, però, che la sua rilocazione su device multifunzionali e l’ingresso nell’agone dello sfruttamento mediale di soggetti quali pay per view, transactional video on demand e subscription video on demand hanno trasformato il ruolo del consumatore e intaccato la centralità della sala cinematografica nell’immaginario collettivo. Piuttosto che pratica accessoria, il 2020, d’altronde, e la pandemia da Covid-19 hanno reso obbligatoria la visione di film in streaming.

Eppure, c’è stato un tempo in cui il cinema aveva un ruolo completamente diverso: esso, infatti, è stato una delle forme più lampanti della modernità e ha rappresentato una rivoluzione nella vita quotidiana. Definito da Francesco Casetti come l’occhio del Novecento, il cinema in sala ha mutato radicalmente il rapporto con le immagini e con le narrazioni, con lo spazio e con il tempo. Gli scrittori hanno iniziato presto a fare i conti con la settima arte: con il cinema, la letteratura non è stata più la stessa e, viceversa, il linguaggio cinematografico ha adattato ed ereditato le forme della narrativa.

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