di Matteo Marescalco
Negli ultimi anni, i film di animazione digitale hanno raggiunto vette qualitative che molti film girati in live action hanno stentato ad eguagliare. Tra le case cinematografiche di produzione specializzate in CGI (Computer Generated Imagery), il ruolo egemone è svolto dalla Pixar Animation Studios, nata inzialmente come una divisione della LucasFilm di George Lucas, ed acquistata e resa indipendente da Steve Jobs nel 1986. La serie di capolavori animati che ha dato la notorietà a John Lasseter, autore di una delle più importanti rivoluzioni artistiche in campo cinematografico, attuale direttore creativo della Pixar e dei Walt Disney Studios, ha inizio nel 1995 con "Toy Story" e prosegue in un climax di opere caratterizzate da un notevole equilibrio tra scrittura, messa in scena ed estetica e dalla trattazione di argomenti legati ai valori dell’identità e dell’amicizia, ai passaggi cruciali della crescita e dell’abbandono, ad inni a favore della diversità e di ogni tipo di "mostro": si ricordano "A bug’s life", "Toy Story 2", "Monsters & co", "Alla ricerca di Nemo", "Gli Incredibili", "Cars", "Ratatouille", "WALL-E", "Up", "Toy Story 3".
Opere del genere, caratterizzate da una maturità degna di nota, hanno fatto sognare i più piccoli e non solo, proiettando l’industria cinematografica "verso l’infinito e oltre…".
Dodici anni dopo aver donato al cinema d'animazione "Monsters & Co.", incentrato sulle avventure di Mike Wazowski e James "Sulley" Sullivan, e dopo gli ultimi due deludenti progetti ("Cars 2" e "Ribelle") in cui la Pixar sembrava aver perso smalto e lucidità creativa, Lasseter e co. ritornano alla ribalta con il primo prequel realizzato dallo studio, "Monsters University", che scava nel passato dell'atipica coppia di spaventatori.
"Monsters e Co." era incentrato sulla delineazione di una civiltà parallela a quella umana, abitata
interamente da mostri, la maggiorparte dei quali impiegata alla Monsters Inc., nel ruolo di spaventatori. La società dei mostri, difatti, genera energia "alternativa" dalle urla dei bambini che, durante il sonno notturno, vengono spaventati dai mostri, che penetrano nel mondo umano tramite porte/portali che li trasportano direttamente nelle camerette dei più piccoli. Mike e Sulley sono la coppia più affiatata di spaventatori, nonchè detentori del record di spavento, ma la loro carriera verrà messa in pericolo quando una bambina (i mostri considerano i bambini come degli oggetti letali per la loro salute) uscirà dalla porta della propria stanzetta, entrando nel mondo dei mostri. Questo film ha incantato i critici e il pubblico di tutto il mondo, per il modo adulto e filosofico in cui analizzava il rapporto tra due alterità, tra due civiltà differenti, puntando su una coppia disfunzionale di protagonisti.
Monsters University è incentrato sul passato dei due protagonisti e su tutto ciò che li ha portati a
divenire migliori amici e collaboratori. Pur riuscendo a delineare un percorso narrativo coerente (entrambi i film, infatti, sono ambientati in un mondo scolastico o che, quanto meno, risente dell'organizzazione scolastica e Mike ricorda moltissimo il topolino Ratatouille, in grado di spingere il proprio sguardo al di là dei propri limiti e di quelli imposti dai pregiudizi comuni), questo prequel risente di una linearizzazione e semplificazione delle tematiche trattate nel primo episodio. Se, infatti, nel primo, la porta veniva considerata come un elemento in grado di avvicinare e collegare due culture differenti, come occasione di scambio e di crescita, in Monsters University viene sfruttato il detto "si chiude una porta, si apre un portone", in relazione all'espulsione di Mike e Sulley dall'ambita facoltà di spavento della Monsters University. L'ultimo film Pixar è incentrato sul divario e sulla relazione tra ambizione e potenziale, desideri e condizione reale, impegno e talento, sulla storia del piccolo Mike che ha sempre desiderato diventare il più grande spaventatore di tutti i tempi ma non ha mai posseduto il phisique du role adatto per spaventare, il tutto intelligentemente condito da una sana dose di ironia ed azione. Monsters University è un film ipercinetico (nella parola e nell'azione), non lascia un attimo di respiro, intrattiene, diverte, cita, commuove e spaventa (la sequenza finale ambientata nel mondo umano è da horror puro). La vera ricchezza del film risiede nella trattazione della galleria dei personaggi secondari, molti dei quali vengono introdotti in questo secondo episodio, e nella perfezione estetica e cromatica della barocca Monsters University. Le olimpiadi di spavento,
le Spaventiadi, prendono spunto dal Torneo Tremaghi di "Harry Potter e il Calice di Fuoco", così come molte ambientazioni universitarie riportano alla memoria alcuni luoghi cupi e misteriosi di Hogwarts.
"Monsters University", nella semplificazione cui va incontro, dimostra che all'interno dei Pixar Studios qualcosa è cambiato, e quel qualcosa è riconducibile all'abbandono da parte di Andrew Stanton e Brad Bird (entrambi hanno iniziato a dedicarsi alla live action). Infatti, fino a "Toy Story 3", più o meno tutti i maggiori componenti dello studio (John Lasseter, Andrew Stanton, Brad Bird, Pete Docter e Lee Unkrich) si erano dedicati con cura ad ogni parte del processo creativo di realizzazione del film, apportando le loro idee ed assicurando ai lungometraggi e ai cortometraggi una carica emozionale e "rivoluzionaria" notevole grazie alla collaborazione creativa ed artistica collettiva, derivante dalla commistione di menti e di cuori.
Parte di questo quid in più, che ha caratterizzato tutti i film Pixar fino a Toy Story 3, sembra essersi perso per strada negli ultimi lungometraggi, ma non nei cortometraggi, terreno di profonde riflessioni sui pregiudizi e sulla diversità. "The blue umbrella" si aggiunge infatti agli ultimi capolavori quali
"Quando il giorno incontra la notte" e "La luna".
"Monsters University" rimane un ottimo film di animazione, ironico, spassoso e godibile, pur non raggiungendo il livello (ineguagliabile) del primo "Monsters e Co.", ma l'impressione è quella secondo cui l'ipotetica realizzazione di un buon terzo episodio potrebbe anche innalzare ulteriormente il livello del secondo (com'è successo nella trilogia di "Toy Story").
Consiglio il recupero delle migliori opere Pixar "Monsters e Co.", "WALL-E" e "Toy Story 3" in cui la casa di produzione americana è riuscita a conciliare perfezione formale e sostanziale, estetica e scrittura, in opere che hanno reso accessibile, anche ai bambini più piccoli, la trattazione di argomenti importanti, quali l’inquinamento, l’amicizia, la diversità, riuscendo a far sognare anche gli adulti, e a farli ritornare, per un’ora e mezza, di nuovo bambini, facendoli volare verso l’infinito e oltre.
Voto: ★★★1/2